periferie

Periferie grigie? Coloriamole!

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L'articolo di Paolo Porsia è stato tratto da <<la Zona Milano>> (novembre 2012).
Ci sono periferie brutte, altre migliori, altre infor­mi. Comunque, è possibi­le abbellirle.
Nel corso del tempo, le città sono state abbellite con monumen­ti e altre opere. Ma oggi, quali realizzazioni artistiche, quali forme artistiche possono essere utilizzate? Da queste considerazio­ni ha preso le mosse il confronto svoltosi nell'ambito dell'iniziativa "PERIFERIA chiama! MILANO risponde?", in­contri mensili "tematici" con dibattito coadiuvato dalla proiezione di spez­zoni di film girati a Milano dal dopoguerra in poi, promossa da Consulta Pe­riferie Milano.

Non capiamo più la nostra civiltà

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Un interessante contributo programmatico e critico del Prof. Andrea Carandini sul futuro dei nostri beni culturali. L'articolo è tratto da Il Giornale di gennaio 2010.

"Città e campagne sono fiumi di storia che scorrono nell'indifferenza: e' una questione nazionale"

Ignoranza di ritorno, cementificazione, mancanza di fondi: l'allarme dell'archeologo per l'Italia e il suo patrimonio millenario.

Le città e i paesaggi sono fiumi di storia che scorrono e vi dovremmo distinguere le varie civiltà. Ma nel frattempo le arature profonde distruggono. Intere città antiche sotto campi di grano svaniscono per gli scassi. Una fattoria antica, di cui ieri scorgevamo i reperti tra le zolle, oggi non lascia traccia. Così Pompei cala centimetro per centimetro, in grande parte inedita, fino a quanto non resterà che polvere. Non è il muretto, il singolo reperto a preoccupare: è il tutto neppure documentato.

"Ancora cemento in periferia"

Continua a dilagare la colata di cemento tra Assago e piazza Maggi. Emilia Franco, Presidente di Ecoclub Monterobbio, esprime il suo disappunto in una lettera inviata a La Repubblica dell'8-9 dicembre 1991.

"Due milioni di metri quadri di cementificato tra Assago e piazza Maggi: eccoci dunque all'ennesimo stupro del territorio con le orride torri e i falansteri che hanno dato cosi chiara prova al Gratosoglio di non produrre altro, socialmente, che droga e nomadismo metropolitano. E poi parliamo di mafia: ma con quale credibilità?