I 75 anni di Alda Merini
La poetessa dei Navigli, tra i migliori poeti italiani viventi, compie oggi 75 anni. Riportiamo di seguito l'intervista rilasciata al Corriere della Sera da una persona che ha ancora molto da dire e da insegnare...
Lei che scrisse: «Sono nata il ventuno a primavera / ma non sapevo che nascere folle / aprire le zolle / potesse scatenar tempesta». Lei che disse: «L'accadimento più bello della mia vita è la poesia». Fuori piove leggero e Alda Merini, 75 anni ieri, primo giorno di primavera, racconta: «Ho smarrito il senso del tempo». E sorride: «Per me, ora, il tempo è un gioco. Il gioco dell'infinito». Un compleanno felice? «Sì, mi sento felice, serena: ho intorno donne e giovani bellissimi. Ho il vitalizio della legge Bacchelli. Me lo godo da sei anni. Forse qualcuno sperava che morissi prima...». Ride ancora. Più forte. Serena e innamorata? «Innamorata, sempre. La poesia mi adora, mi corrisponde. Un tipo, una volta, mi ha chiesto: lei è lesbica? Ho risposto sì. La mia amante è la poesia».Di nuovo candidata al premio Nobel: in prima fila, tra i suoi sostenitori, il regista Silvano Agosti, autore di Matti da slegare. «È venuto a trovarmi. Abbiamo parlato a lungo. Lo stimo, ha coraggio. È un innamorato del cinema».
«Penso che la vita mi abbia già dato molto, comprese guerra e manicomio. La follia non è vergogna, il delitto lo è. Il Nobel? Mi sembrerebbe di chiedere troppo. Un vecchio spiritual canta: come posso credere che esista il paradiso se in terra c'è tanta bellezza?».Come ha festeggiato i 75 anni?
«Tanti regali importanti, i biglietti, le parole dolci. E il saluto dei miei figli, perduti e ritrovati: ciao, mamma, tanti auguri, ora andiamo al lavoro».
«I miei figli mi sono vicini, per me questo vale molto. Poi la festa da un amico. Beneficenza, per gli anziani. Per chi è solo. C'è tanta gente che è sola, sa?».
Feste pubbliche?
«No, nessuna... credo».
Com'è cambiata la sua Milano?
«Oggi è una città troppo cara. Stento a riconoscerla: fare spesa è impossibile, l'euro è una sciagura. Però, con le sue contraddizioni, le sue sproporzioni, Milano è una città perfetta per i poeti. Meteoropatica, umorale, uggiosa. Cantabile e anche contabile».
Cioè?
«Le banche invadono la nostra vita. Ma i poeti non devono essere né disperati né esageratamente allegri. C'è poca tutela del genio, del talento, questo sì. E troppi cattivi maestri».
Cattivi maestri?
«Io ho avuto come punti di riferimento Manganelli, Quasimodo, padre Davide Turoldo. Tengo stretti nel cuore i versi di Giovanni Raboni e Luciano Erba. Ora è diverso: i giovani vanno rispettati. In giro ci sono troppi pinocchi e poche fate turchine».Che pensa della Palazzina Liberty trasformata nella Casa dei Poeti?
«L'idea mi piace, ma io mi muovo con fatica. Le mie gambe stentano. Ci vado poco, purtroppo».
I luoghi della sua Milano?
«Un tempo amavo passeggiare al Castello, a Brera, lungo piazza Duomo, sui Navigli. I Navigli sono opera dei suoi artisti. Abito lì da anni, e lo so: dobbiamo salvarli!».
Come vede il futuro?
«Buio, una nuvola. Anzi, un sogno. E ho tanta nostalgia di Papa Wojtyla».
Paolo Baldini
Anni sbagliati, forse
anni rappresi
come grumi di sangue
che pesano sul cuore
Chi ebbe la volontà
di farci piangere?
ma non sapevo che nascere folle
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
sui grossi frumenti maturi
e piange sempre la sera.
Così Proserpina lieve