L'ambiente della Barona - Appunti per un percorso didattico-turistico
Il giorno 11 gennaio 2012, presso il Comitato di Zona 6, il comitato Ponti con l'arch. Juan Martìn Piaggio ha presentato il progetto di recupero del percorso che si sviluppa tra San Cristoforo e la Stazione Romolo, lungo via Malaga, Via Bussola e dintorni.
Il Comitato Ponti presenta il progetto per il recupero ambientale delle sponde del canale scolmatore del fiume Olona mediante l'inserimento di una pista ciclabile che colleghi le stazioni MM di Romolo e Famagosta – con il Naviglio – Ricucitura multidisciplinare di frammenti di città (che riguardano quindi direttamente sia il verde che la mobilità ciclabile e intermodale).
Il progetto ha suscitato grande entusiasmo nel pubblico presente che ha infine applaudito il relatore. I consiglieri, sia di maggioranza che di opposizione, hanno concordato sull'utilità e l'importanza del recupero, considerando anche gli obiettivi di valorizzazione delle periferie milanesi, la sostenibilità del progetto e il prestigio delle opere collegate dal percorso: la celebre chiesetta di San Cristoforo, tre istituti scolastici, l'università IULM, il Villaggio Barona, l'antica chiesa parrocchiale dei SS. Nazareno e Celso, le storiche cascine Moncucco e Monterobbio ecc. fino a Conca Fallata. Il percorso congiunge il Naviglio Grande col Pavese.
Il superamento delle barriere che separano la Barona dalla città
Estratto dal progetto del COMITATO ETTORE PONTI presentato al consiglio di zona l'11 gennaio 2012
(per maggiori informazioni vedi pagina Facebook)
Il Piano Regolatore di Milano, che risale al 1953, prevede ancora, tra il quartiere della Barona e il resto della città, una fascia a destinazione prevalentemente industriale, sia lungo la massicciata della ferrovia che lungo il Naviglio Grande. Da molti decenni, tuttavia, le industrie si sono spostate più lontano,... vicino alle strade di grande comunicazione. I fabbricati che un tempo le ospitavano sono rimasti quindi abbandonati, e nessuno ha saputo cosa farne fino a quando, verso la fine del secolo scorso, in pieno boom immobiliare, hanno iniziato a essere recuperati e trasformati in “loft”, nei quali si sono insediati laboratori, uffici e residenze. L’Amministrazione, tuttavia, non ha saputo seguire questi cambiamenti, che sono avvenuti solo per iniziativa privata, tenendo scarso conto delle obsolete previsioni del Piano Regolatore. L’effetto di questo recupero diffuso è stato forte: intere vie che fino a poco tempo fa era pericoloso percorrere pullulano ora di gente; la Barona ora si affaccia anche sul Naviglio Grande. Il Piano di Governo del Territorio, attualmente in fase di revisione, dovrebbe finalmente, consentendo i cambi di destinazione d’uso, accettare questi cambiamenti che hanno fatto rivivere un pezzo di città.
Tra le barriere più impenetrabili che frammentano le città vi sono le massicciate ferroviarie: non solo esse possono essere superate solo in pochi punti, ma lungo il loro corso faticano a insediarsi attività che non siano depositi o magazzini. Il margine nord della Barona è costituito prop...rio da una di queste barriere, che impedisce ogni comunicazione fra due popolosi quartieri. Questa linea ferroviaria, a lungo sottoutilizzata, è ora percorsa dall’embrione della metropolitana circolare, e dovrebbe quindi, nei prossimi anni, venire costellata di fermate, attorno alle quali, si spera, la vita possa risorgere. Sarebbe però necessario che queste stazioni, oltre a essere vicine fra di loro, potessero anche diventare luoghi di incontro e di scambio; sarebbe opportunoche tutto intorno alla ferrovia (e anche sotto la ferrovia) si potessero insediare, come già avviene in molti luoghi d’Europa, attività di servizio alla popolazione.
Barriere fisiche: l’acqua
I corsi d’acqua sono da sempre dei collegamenti lineari fra parti distanti di territorio. Ma se essi non vengono scavalcati da ponti, tengono le zone che attraversano divise ed in comunicanti. La Barona ha ai suoi margini due corsi d’acqua che di fatto la separano dal resto della città: il Naviglio Grande, c...he pure da settecento anni collega il centro di Milano con il Ticino, e il canale scolmatore del fiume Olona, che invece non collega nulla, e che si somma alla barriera costituita dalla massicciata ferroviaria per creare una larga terra di nessuno. Per integrare davvero la Barona alla città sarebbe importantissimo riuscire ad eliminare queste barriere; la cosa sarebbe anche facilmente fattibile.
Lungo il Naviglio Grande, sarebbe sufficiente disporre, a brevi tratti, delle semplici chiatte che consentano alle popolose zone della sponda destra di fruire dei grandi spazi verdi lungo la sponda sinistra.
Lungo il canale scolmatore dell’Olona, invece, bisognerebbe innanzitutto recuperare il verde che lo fiancheggia, facendolo diventare un parco che colleghi i suoi punti estremi, dall’altro creare, anche qui a distanze brevi, dei ponti pedonali.
Milano città di acque: i corsi d'acqua nella Formazione dell'immagine di Milano
Innervare il Naviglio Grande
E il Naviglio Grande, in questo tratto, avrebbe gran bisogno di essere meglio “innervato” alla città. Qui il Naviglio Grande, diversamente dal tratto finale (da Porta Genova fino alla Darsena), non collega, ma divide. I ponti, che nel tratto finale collegano frequentemente le sue sponde, un...endole in un unico sistema, qui si diradano: le due sponde vivono vite separate: lungo la sponda destra: case, lungo la sponda sinistra: verde. Se si riuscisse a collegare a brevi intervalli le due sponde, questa separazione potrebbe venire meno, e il Naviglio Grande potrebbe, anche in questo tratto, diventare un "sistema urbano". Ma non è semplice, né economico, realizzare pontiggi ogni 350 m (che è la distanza sensatamente percorribile a piedi in 5’). Sarebbe invece possibile, con costi ridotti e con un impatto visivo minimo, collegare le sponde con piccole chiatte, o ponti galleggianti, che rendano, ad esempio, la pista ciclabile che scorre lungo la sponda sinistra fruibile anche alla città che densamente sorge lungo la sponda destra, stimolando il recupero della prima, oggi sottoutilizzata. E se si mettesse in funzione una chiatta anche in corrispondenza della chiesa di San Cristoforo, la pista ciclabile sopra ipotizzata si collegherebbe, senza ostacoli o barriere, alla pista che già esiste lungo l’Alzaia, e che arriva fino a Corsico.
Alla Barona, la campagna entra in città
La filiera corta
L’impronta ecologica di Milano (cioè la terra dalla quale attinge le risorse necessarie alla propria sussistenza), come quella di ogni città del mondo cosiddetto sviluppato, si estende ben oltre i confini municipali, per centinaia di kilometri. In tempi pre-industriali le derrate alimentari, ad esempio, potevano provenire solo da una distanz...a percorribile in una giornata da un carro, tipicamente sei miglia. Oggi le lattughe, i pomodori che quotidianamente consumiamo spesso hanno percorso, prima di arrivare alla nostra tavola, centinaia, e anche migliaia di kilometri, e l’edificato si estende senza soluzione di continuità da una città all’altra.
La pianura umida che si estende a sud di Milano, tuttavia, è ancora oggi destinata in prevalenza all’agricoltura, e le risaie ancora prevalgono sulle zone edificate. In questa parte di Milano è ancora possibile alimentarsi con prodotti che hanno percorso pochi kilometri.
Vita di campagna, vita di città
Alla Barona non è difficile trovare edifici nati per usi rurali che sono stati incorporati nella città (cascine, mulini), e basta fare poche centinaia di metri per lasciarsi alle spalle case, vie, semafori, e trovarsi circondati da campi coltivati.
La Barona, terra umida, è rimasta fino a pochi anni fa terra prevalentemente ru...rale; nelle cronache antiche è registrata come un piccolo borgo. E’ soprattutto nel secondo dopoguerra che qui si ha un forte sviluppo edilizio, con un grande numero di edifici di edilizia residenziale pubblica. Questo sviluppo ha incorporato svariate cascine e mulini, che spesso si trovano come frammenti incongrui, ma ricchi di storia, in un contesto anonimo e moderno (la cascina Moncucco e Asta Barona ne sono due esempi eloquenti). Molti sono ancora gli edifici la cui funzione rurale originaria è venuta meno, che ancora