Cascina Monterobbio, un luogo da salvare
Pubblichiamo l'articolo di Emilia Franco apparso su Darsena - Zona 16 - Giornale dentro il Ticinese
LA "MONTEROBBIO" È DA SALVARE
L'antica cascina vera memoria storica della zona 16, è in degrado. Storia e decadimento di un monumento da non perdere.
Già citata nel censimento della popolazione della Barona a fine secolo XVI (Status Animarum 1597), la Cascina Monterobbio è una vera "memoria storica" in Zona 16. Costituiva coi suoi 410.000 mq, acquisiti nel 1959 dal Comune di Milano, l'area sulla quale è stato edificato il quartiere Sant'Ambrogio con le vie che lo delimitano. Ora il fondo residuo è di 95.000 mq. che il PRG destina ad "Area di salvaguardia ambientale" prescrivendo "...cautele idonee a tutelare le tipologie...tipiche del paesaggio lombardo, il rispetto della topografia ambientale e del paesaggio naturale". (art. 5 1 VG. PRG.). Benchè ancora abitata, è in stato di degrado, mentre potrebbe rivestire importanza di gran lunga maggiore, sia come complesso "storico" nel neocostruito quartiere Sant'Ambrogio, che per le qualità di coerenza e bellezza formale, tuttora rintracciabili da un occhio sensibile, malgrado le immondizie e le deturpanti "aggiunte" alla volumetria originale.
All'interno troviamo affreschi del tardo Rinascimento e grandi camini recanti lo stemma dei Monterobbio: uno scudo con leone incoronato rampante su scala a 8 pioli; e tante altre testimonianze del ruolo rivestito per secoli dall'edificio, al centra di un sistema economico, sociale e paesaggistico, tipico del passaggio dalla piccola proprietà frazionata alia fase del latifondo, epoca Visconteo-Sforzesca.
I vecchi ed affezionati inquilini si adoperano affinchè tutto non vada in rovina, ma non ricevono assistenza nè consulenza da chi ne è incaricato per legge. Anche i pregiati balconcini barocchi in ferro battuto sono ormai erosi dagli agenti atmosferici.
In estate il paesaggio circostante la cascina assume di nuovo l'aspetto della campagna originaria ed è un'oasi di frescura con i suoi pioppi e l'unico gigantesco ippocastano, stupenda creatura vegetale che ha visto giorni migliori (anche Napoleone Bonaparte fu ospite di questa Cascina). Monterobbio è stato convento degli Agostiniani e più recentemente "chiesetta" per gli abitanti del posto, prima della costruzione di San Giovanni Bono.
Il profilo Nord presenta l'aspetto fortificato del "castello" (acquisito probabilmente dopo l'invasione dei Francesi). II prospetto Ovest, nel velarsi di agrifogli, alberi da frutto e fronde di ippocastano, è di tale perfetta e raffinata poesia, da essere stato scelto a simbolo visivo di tutte le cascine milanesi, nel volume Cascine del Comune di Milano - Proposta per un piano di recupero e valorizzazione edito dall'Assessorato al Demanio e Patrimonio del Comune + Assessorato ai Beni Culturali della Regione (si trova presso l'Archivio Storico del Castello Sforzesco).
La pianta si svolge in una tipologia - rara a Milano - a due corti, con altana che segna armonicamente il punto d'incontro, visibile da ogni lato, nel gioco dei fumaiuoli. Nella cripta in asse con l'altana trovasi l'ingresso murato alla galleria ipogea che, passando sotto il Naviglio, collegava Monterobbio con Cascina Chiesa Rossa.
II primo cortile ha una scenografica prospettiva ad archi su pilastri e loggiato superiore. d'estate vi si tengono rappresentazioni teatrali, manifestazioni sportive e mostre estemporanee di pittura del paesaggio rurale per i ragazzi "undersixteen".
II secondo cortile, con le stalle dei cavalli e dei bovini e i fienili, non è inferiore al primo nell'interessante gioco dei volumi architettonici; ma mentre la corte nord ha un"atmosfera di nobile "villa", nel cortile sud lo spirito della natura e della terra diventa protagonista.
Perchè tanta bellezza e ricchezza va in degrado? Mancano i soldi per una seria manutenzione, ma bisogna anche dire che la gente non viene informata sul valore storico-ambientale della struttura. A ciò si aggiunge il sistematico impoverimento del manto vegetale, anche perchè nel prato antistante, proprio nel punto di vista principale, laddove dovrebbe esserci la "quinta", la "cornice" (i primo piano dei pittori), staziona uno squallido bivacco permanente di roulottes e camion che impediscono qualunque fruizione e perfino la "percezione" di tali valori.
A questi ospiti permanenti saranno fra poco forniti anche i servizi igienici a portata di mano: infatti ad opera di una società sportiva locale sta per sorgere un glorioso blocco di gabinetti-spogliatoi proprio sul fronte principale della Cascina, in modo da eliminare una volta per tutte le speranze di valorizzazione e recupero di chi ama questa rinascimentale architettura ancora immersa nella sua culla verde.
Gia una vasta piattaforma è stata gettata proprio sulle radici del secolare ippocastano: condannato a morte per cloro nel giro di pochi mesi (questi alberi non tollerano il cloro usato nei disinfettanti dei bagni). Tutto previsto da una spietata regia, che si arroga ogni diritto in nome di un falso efficientismo (?) e di autorizzazioni (a devastare?).