La Regione adotta i Navigli
Ma Palazzo Marino non gradisce l'"intrusione" e chiede al Tar di bocciare la delibera
Nuovi vincoli per tutelare il paesaggio da Milano al Ticino.
L'articolo, di Siro Marziali, è tratto dal <<Corriere della Sera>> del 23 febbraio 1994
I numerosi comuni milanesi e pavesi che si affacciano sui Navigli entreranno presto in un unico e grande piano paesistico nel quale ogni area, pubblica o privata, libera o occupata da costruzioni, che sia parte integrante del paesaggio lungo i due corsi d'acqua o in relazione ad essi per la viabilità, la funzionalità o altro, non potrà essere modificata se non rispettando rigorose norme di salvaguardia e criteri di tutela.
La Regione è la promotrice di questo ambizioso progetto che, proprio in questi giorni, si è già concretizzato a Milano in cui è stata vincolata, ai sensi della legge 1497 del 1939 sui beni ambientali, tutta la fascia urbana attraversata dal breve tratto cittadino dei due storici corsi d'acqua e gli isolati compresi nel triangolo equilatero che ha per vertici la darsena di Porta Ticinese, via Ponti a ovest e via Don Rodrigo a est. La nuova protezione ambientale si estenderà su tutti gli 83 chilometri circa di percorso dei due Navigli, il Grande (che esce dal Ticino a Tornavento di Lonate Pozzolo in provincia di Varese e arriva alla darsena di Milano dopo 50 chilometri di lento cammino tra verdi campagne e ville monumentali) e il Pavese, che da via Ascanio Sforza raggiunge il Ticino a Pavia.
La Regione considera i Navigli «manufatti di archeologia industriale» in quanto la loro creazione fu pensata e finalizzata, fin dall'inizio della loro esistenza, al molteplice utilizzo che avrebbero avuto nel corso dei secoli: come fonte per l'irrigazione delle campagne, come sistema economicamente redditizio per il trasporto di materie prime e manufatti pesanti dalle vallate alpine verso la pianura e la città di Milano e, infine, come fornitori di forza motrice per le numerose fabbriche sorte lungo i corsi d'acqua agli albori dell'era industriale.
Il porto milanese della Darsena, un laghetto d'origine romana che assunse le attuali dimensioni (500 metri di lunghezza per 30 di larghezza) nel 1820, era classificato fino a una ventina d'anni fa al decimo posto tra gli scali italiani per il volume di traffico annuo. Per vincolare i Navigli, la Regione farà ricorso anche a due leggi di propria emanazione, la 57 dell'85 e la 54 dell'86, per determinare i criteri e le norme da rispettare in attesa che tutta la zona perimetrata diventi oggetto di un unico piano paesistico.
Il Comune di Milano non ha accolto con molto entusiasmo l'intervento dell'assessorato regionale all'Urbanistica su una fetta, pregevole e caratteristica, del territorio meneghino. A tutela della propria autonomia decisionale, si è anzi rivolto al Tar per ottenere l'annullamento della delibera. Al Pirellone, però, si sostiene che il vincolo sui Navigli non prevarica i Comuni (che saranno presto convocati per l'illustrazione del progetto), ma, anzi, fornisce loro uno strumento legislativo in più per tutelare concretamente zone storiche già protette o dal Parco del Ticino o dal Parco agricolo Sud Milano.
«Per la metropoli — spiega l'assessore regionale Fiorello Cortiana — abbiamo censito e sottoposto a tutela storico-ambientale gli edifici e i nuclei di pregio antecedenti il 1911 che non avevano già il vincolo della Sovrintendenza ai Beni monumentali, per i quali, ad esempio, modifiche esterne e di colorazione non saranno consentite se in contrasto con le caratteristiche originali dell'immobile. Le aree ancora verdi dovranno essere lasciate libere da costruzioni che saranno invece concentrate, con destinazioni compatibili con i Navigli e tipologie in sintonia con lo stile della zona, nelle aree di recente urbanizzazione. Per i progetti già approvati prospicienti i corsi d'acqua — conclude Cortiana — si dovrà privilegiare un tipo di edifici con cortili, piazze interne e strade pedonali, come è caratteristica dell'edilizia storica del quartiere Ticinese. Anche le altezze dovranno essere in armonia con l'esistente».
Per i comuni dell'hinterland il vincolo darà sicuramente maggior risalto a ville e parchi costruiti nel Sei-Settecento sui Navigli ma, soprattutto, servirà a bloccare la realizzazione di edifici incompatibili con l'ambiente, come capannoni industriali, alberghi e centri terziario-commerciali. Perfino pompe di benzina e stazioni di servizio dovranno traslocare in luoghi più idonei, se situate in spazi incompatibili con il vincolo paesistico.