Villa Archinto e il Naviglio sono salvi
Il 3 maggio 1993 il TAR ha depositato la sentenza con cui respinge il ricorso presentato dall'immobiliare proprietaria del complesso monti-mentale affacciato sul Naviglio Grande e dal Comune di Robecco, contro il provvedimento di tutela adottato un anno fa dal Ministero dei Beni Culturali.
Nella primavera del 1992 il ministero aveva dichiarato che il complesso di Palazzo Archinto, così come il Naviglio Grande su cui si affaccia, sono un monumento nazionale di particolare importanza storica e culturale. In seguito al decreto ministeriale, la Sovrintendenza aveva immediatamente sospeso i lavori nel cantiere, che stava per deturpare il centro storico di Robecco e uno dei luoghi più belli della Lombardia. La notizia del blocco dei lavori fu accolta dai cittadini di Robecco con una giornata di festa davanti al cantiere.
Tutto iniziò tre anni fa, quando Italia Nostra affiancò i cittadini di Robecco che si opponevano, insieme a numerose associazioni e uomini di cultura milanesi e con il sostegno di tutta la stampa nazionale, all'assurdo scempio che si nascondeva sotto il nome di “Borgo Archinto”.
La proprietà, una immobiliare fantasma dietro la quale si celavano personaggi in grado di muoversi molto bene nel sottobosco politico e amministrativo, si vide regalare dal Comune, grazie a una interpretazione estensiva di una norma ambigua contenuta nel PRG, il raddoppio della cuba tura inizialmente prevista sull'area e la possibilità di costruire a 35 metri dal Naviglio. Gli agganci della immobiliare dovevano essere ben solidi, se riuscirono a bloccare per quattro anni in un cassetto del Ministero il decreto di estensione del vincolo chiesto dalla Sovrintendenza nel 1988; a trasformare come per magia, il 2 agosto 1990, in nullaosta un duro parere negativo del Servizio Beni Ambientali della Regione Lombardia e se riuscirono a convincere il Comune di Robecco non solo a difendere questo progetto demenziale, ma addirittura a presentare ricorso al TAR contro l'apposizione del vincolo col placet del CoreCo.
Nonostante la ferma opposizione non solo dei cittadini e di Italia Nostra, ma soprattutto contro i pareri più volte negativi della Sovrintendenza, del Parco del Ticino e della Provincia di Milano.
Su tutta questa vicenda, un gruppo di cittadini di Robecco ha chiesto alla Procura di Milano di fare luce: l'esposto è ora sul tavolo di un magistrato del pool “Mani Pulite”.
Luca Bergo