Qualità penalizzata dai sussidi europei

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La tesi. L'imprenditore Radice Fossati e l'intervento comunitario
L'articolo è tratto dal <<Corriere della Sera>> del 16 maggio 2012

PAVIA — «La crisi c'è ed è grave. Ma non è misurabile dal numero di aziende che cessano l'attività. Piuttosto è con il numero di ettari sottratti alle coltivazioni e sacrificati al cemento e all'asfalto. E si tratta di una cifra allarmante in Lombardia» dice Federico Radice Fossati, imprenditore agricolo con profonde radici in uno dei «cuori verdi» d'Italia, la Lomellina.

«Se è vero — continua — che non c'è più un ricambio generazionale, per cui le aziende non si trasmettono di padre in figlio; è altrettanto vero che in questi ultimi anni ci sono state tante fusioni fra le imprese agricole». Perche la «filosofia della terra» è antica: l'unione fa la forza, soprattutto in un settore in sofferenza da tempo. Ma i timori di Radice Fossati, al di là della battuta d'arresto del comparto nel primo trimestre di quest'anno («Dall'inizio del 2012 attraversiamo una fase critica e difficile»), sono più focalizzati sul domani: «Il futuro non è incoraggiante. Le polemiche agricole comunitarie dei prossimi anni si annunciano ulteriormente penalizzanti per il nostro Paese. I sussidi infatti premieranno l'estensione della terra coltivabile, anziché produttività e qualità».


Tornando al presente, invece, Radice Fossati è preoccupato, da un lato, per il lievitare dei costi di elettricità, gasolio e concimi, «mentre dall'altro si contrae il prezzo del riso, che si è dimezzato; così come sono scese le quotazioni del latte». Una ricetta anti crisi? Magari si potrebbe puntare sulle nozze fra agricoltura e turismo? «Credo poco alla formula degli agricoltori che si trasformano in imprenditori del turismo. Coltivare la terra e allevare bestiame sono un mestiere diverso dall'accogliere e ospitare turisti in campagna. Meglio mantenere distinti ruoli e competenze. Di sicuro bisognerebbe puntare sull'Expo. Come? Cominciando a salvare le tante cascine abbandonate. Si potrebbe riqualificarle e trasformarle in strutture ricettive per l'esposizione universale del 2015».


Paolo Marelli