Oltre 500 le "gattare". Casalinghe e laureati. "Tutor a tempo pieno"
L'Associazione Tutor animali segue da vicino i temi del randagismo e fa da trait d'union con la Asl. L'articolo di Paola D'Amico è tratto dal <<Corriere della Sera>> del 20 gennaio 2013
Per i mici di colonia, sono pronti a fare carte false, persino a rinviare un ricovero in ospedale. Giuseppe Fantetti, 81 anni compiuti, è uno di loro, i «tutor» delle oltre 500 colonie feline che abitano la città, disseminate dal centro (Castello Sforzesco, Ponte delle Gabelle) alla periferia. Racconta di aver regalato un micio al figlio, nel 1980. «Mi sono talmente affezionato a quella creaturina che ho cominciato ad occuparmi anche dei gatti randagi. Non ho più smesso».
Ci tengono al titolo di «tutor», introdotto a suo tempo dall'amministrazione comunale che ha organizzato corsi e ha dato loro un patentino, oltre all'area da gestire. «Prima agivo con timidezza – conferma Jean, che si occupa dei felini senzatetto da quando s'è trasferita a Milano dalla Gran Bretagna, 35 anni fa –. Ora nei territori riconosciuti colonia dal Comune c'è un cartello che le identifica e sono più serena». L'associazione Tutor animali segue da vicino i temi del randagismo in generale, delle colonie feline in particolare. Suo il compito di fare da trait d'union con la Asl quando si individuano nuovi mici non ancora sterilizzati. «Non c'è cura di questi animali se non sì provvede a sterilizzarli», spiega Giacomo Ferrara. Ed è l'associazione che ora ha fatto un identikit dei gattari meneghini, con un sondaggio su settanta volontari.
Non sono solo le donne a dedicare tempo e anima a questi animali, che le leggi tutelano: il 2% sono uomini. Età media 60 anni: si comincia intorno ai 40 ad occuparsi dei mici randagi e si smette solo quando «non si può più camminare», spiega Iris. La metà di loro non ha la patente. E per compiere i tragitti, spesso lunghi, per accudire le colonie, usa i mezzi pubblici. Due su tre, però, seguono colonie vicine a casa o al luogo di lavoro (nella pausa pranzo). Uno su due si è scontrato con un condominio: pochi si rassegnano al fatto che un micio randagio non può essere spostato dall'habitat in cui è sempre vissuto (salvo per comprovate ragioni di ordine sanitario), sia questo uno spazio pubblico o privato, né si può impedire che venga nutrito o curato. Farlo vuoi dire, infatti, correre il rischio di compiere un, reato: maltrattamenti o uccisioni a danno di gatti randagi sono veri e propri reati penali punibili anche con il carcere.
I «tutor» sono laureati e diplomati, nel 60% dei casi sono sposati con figli, conoscono leggi e regolamenti, si difendono sotto il profilo tecnologico: cellulare e computer entrano in quasi tutte le case, anche in quelle dei più anziani. Molti sono pensionati ma si contano anche impiegati, commercianti, camionisti. C'è chi dà fondo alla pensione per sfamare i mici. E l'appello di Rita Mantovani, presidente dell'associazione Tutor animali, è «a promuovere l'adozione di colonie come si fa con aiuole e giardini da parte di realtà come asili, cimiteri, privati».