Lettera ai Musei: la riscoperta e valorizzazione della copia di Monna Lisa
Questa è la lettera inviata ai direttori dei principali musei italiani e stranieri il 28 febbraio 2012
Dear Sirs,
La riscoperta e valorizzazione della copia di Monna Lisa nelle collezioni del museo del PRADO, merita un approfondimento tecnico sulla figura del presunto autore, l’allievo di Leonardo Francesco Melzi.
La sua tecnica pittorica è molto simile alla copia del Prado; ritengo quindi che bisogna fare riferimento alla vera peculiarità di Leonardo di cui necessariamente il Melzi, grandissimo amico e confidente del Maestro, non poteva essere all’oscuro.
Ispirandosi ai fiamminghi, Leonardo imprimeva leggermente coi polpastrelli, volti “patetici” creando cioè, a livello subliminale, la stessa espressione di compartecipazione emozionale che voleva indurre nell’osservatore. Potenziava quindi con alcune linee compositive tali immagini nascoste, riconoscibili comunque da un certo particolare PUNTO DI VISTA.
Fin dal suo “debutto” con l’angelo del BATTESIMO DI CRISTO nella bottega del Verrocchio, notiamo che utilizza anche forme suggerite e trasparenti, come ad esempio il profilo angelico stagliato contro la palma (vedi figura n. 1 dell’allegato A).
Nella successiva Annunciazione di Firenze l’angelo si materializza con un profilo del tutto simile = figura 2.
Nella figura n. 3 si staglia contro la roccia, il manto di pelle beluina di “Bacco” (è in realtà un San Giovanni Battista) e il suo ginocchio accavallato.
Nella figura n. 4 “bacia” la Gioconda, includendo anche un’immagine patetica costruita sul punto interrogativo, come a evocare il mistero, sigla totale del quadro.
Al n.6 è evidenziato un personaggio d’ombra in parte nascosto dai fluenti capelli di Monna Lisa: apparentabile indubbiamente con l’immagine nascosta in BUFERA SU UNA VALLE CON CITTA’ in Windsor, Royal Library, eseguito a Sanguigna (figura n. 7). La parentela è tecnica, mentre il vero uomo resta incognito.
Ma esaminando l’allegato B – VERTUMNO E POMONA di Francesco Melzi notiamo, dopo averlo debitamente capovolto, al centro in alto, una immagine criptica del tutto simile, vedi schizzo al n. 5 della tavola allegato A. Tale immagine pare verosimilmente, data l’importanza della sua grandezza e posizione, non casuale bensì una vera e propria “firma” del Melzi. Ritengo possa a questo punto concludersi il dilemma sull’identità dell’uomo d’ombra: lo stesso Melzi, designato esecutore testamentario da Leonardo, nonché erede di tutte le sue opere. Il trattato di pittura fu appunto rielaborato dal Melzi sistemando gli appunti sparsi del Maestro.
Questo è l’apporto principale che ci può dare la copia del Prado alla “conoscenza” della Gioconda: per il resto, l’allegato B con i rilievi criptici, mostra una certa immaturità nella copia dal Maestro. La stessa potrebbe essere opera di un altro pittore molto abile (quindi escluderei Salaino), al corrente della tecnica segreta, ma ingannato dai falsi indizi pittorici disseminati dal machiavellico Leonardo.
Emilia Franco
Studiosa di Leonardo Da Vinci