Gli itinerari della Majella tra Sacro e Natura

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L’articolo è tratto da <<Cultura Identità>> (Novembre 2019)

Umbria
Bellezza e magie: benvenuti sui Monti Sibillini
Quei boschi incantati della Bona Dea meta degli alchimisti rinascimentali
di Marco De Marco

I Monti Sibillini, massiccio che si estende a cavallo di Umbria e Marche, possiedono il duplice fascino dei luoghi incantati. La bellezza dei boschi e delle cime, a lungo innevate durante l'anno, si accompagna ai miti che ne decretarono fin dall'antichità classica, per tutto il medioevo e fino ai giorni nostri, la definizione di "terra magica".

Il loro nome è dovuto al mito della Sibilla, che a ben vedere non coincide perfettamente con la descrizione fatta da Tacito, essendo le figure femminili che si legano a questi luoghi più complesse e cariche di significati, rispetto all'idea classica di sacerdotessa divinatrice del futuro. Fin dall'inizio del periodo storico è attestato in tutta l'area il culto di Cupra, Venere Cupra, Kubrar per gli antichi umbri, lkiperu per gli italici piceni. Cupra era la Bona Dea dei romani. Varrone ci ricorda che "Cipre sabine bonum", volendo dire che cupru corrisponde al romano bonum.

Gli umbri di Gubbio la definivano Vesona, che in lingua saffina corrisponde esattamente a "buona", così come i romani appellavano la Bona Dea, alla quale riservarono culto fino a tutta l'età imperiale. In terra picena esiste un comune chiamato Cupramontana e tutta l'area sottostante i Sibillini presenta luoghi di culto dedicati alla Dea. Per i piceni, popolo italico che elesse Marte nume tutelare, Cupra rappresentava la Dea per eccellenza, l'universo divino femminile protettore e dispensatore di bellezza, acqua e fertilità. Per questo motivo l'immaginario femminile arcaico espresso dalle genti italiche che popolarono l'area dei sibillini, appare sostanzialmente legato alla divinità femminile in diverse forme e nomi (formule sacre), non limitandosi alla figura della Sibilla*.

Per tutta l'età antica, e anche in età cristiana, le popolazioni del luogo continuarono a considerare i monti sibillini un luogo incantato, popolato da figure mutuate dell'immaginario sacro antico, quali le fate ed appunto la sacerdotessa Sibilla. Il suo mito risente della chiara origine "pagana" e si sviluppa attraverso il fenomeno della sovrapposizione, volta a sostituire le figure delle antiche religioni con i miti cristiani. Proprio nel Medioevo, in particolare attraverso due racconti, si rinnovano gli antichi miti classici. Si dà nome a una delle sommità maggiori dell'area, il monte Sibilla, e si crea la leggenda della Grotta della Sibilla, un antro che porterebbe ad un mondo fatato e nascosto, tutelato dalla sacerdotessa Sibilla, maga, incantatrice e divinatrice.

Con lo stesso intento sincretista, il lago sottostante il monte Sibilla venne chiamato Lago di Pilato, creando la leggenda della presenza del corpo di Ponzio Pilato, prima giustiziato per le sue responsabilità nella morte del Gesù Nazareno e poi gettato nel lago. In realtà tale luogo, potente e vibrante, fin dall'antichità fu utilizzato per riti arcaici dalle popolazioni locali, così come narrano numerosi racconti degli anziani del posto. Durante il Medioevo e fino al Rinascimento, numerosi "negromanti" e alchimisti si recavano al lago per celebrare riti, che le autorità cristiane ritennero portatori di sventure, per cui si arrivò a proibirli, pena la morte.

Tanta storia e tante storie sono dovute all' innegabile magnetismo dei Sibillini, alla bellezza netta e ferma, all'aria vibrante che manifesta la presenza degli Dei antichi, della Dea degli italici e di tutte quelle forze che, ancora oggi, ci indicano i monti sacri degli umbri e dei piceni quali centro, ombelico, omphalos della terra d'Italia, che anche ad essi ed alla loro eterna potenza deve la sua unità sottile e magica.

Marco De Marco

* Il concetto di forza naturale/soprannaturale che si aggiunge ai valori di "bellezza" e "mistero" nel nome SIBILLA, deriva dalla gran dea egizia ISIDE (ISIS) e si ritrova in molti toponimi europei, come PAR-ISIS (Parigi), lago di ISEO ecc. E' anche all'origine del nome ISABELLA (ISIS-bellum = "la forza guerriera di Iside").