Expo, un ruolo per Milano
L’articolo, di Patrizia Toia, è tratto dal «Corriere della Sera» del 4 dicembre 2011
Nel mondo globale c'è un nuovo fenomeno, che minaccia la sicurezza alimentare: è il land grabbing, cioè l'accaparramento delle terre per cui alcuni Stati (la Cina, l'Arabia Saudita, I'India e la Corea del Sud) o delle multinazionali comprano o affittano immensi territori o intere Regioni. Oggi in particolare stanno acquistando in Africa e in America Latina. Perché occuparsi di land grabbing? Perché ha dimensioni enormi (in 10 anni sono stati acquisiti 227 milioni di ettari di terre, un'area quanto l'Europa nord occidentale), perché sono acquisizioni di territori trattati con negoziati molto impari (da un lato Stati forti e ricchi dall'altro autorità locali, meno preparate e più povere); perché infine espropria del lavoro e costringe all'emigrazione intere comunità locali.
Questi investimenti più che essere utili all'agricoltura e allo sviluppo locale, sono una speculazione che danneggia la sicurezza alimentare e l'ambiente. Questo e uno di quei fenomeni dove tanti soggetti, pubblici e privati, agiscono a livello transnazionale senza regole valide per tutti, né trasparenza, né rispetto dei diritti. Tanti responsabili, nessun responsabile. Per questo è bene che nascano, a livello internazionale, accordi condivisi e, in futuro, anche un «Trattato» ad hoc. Ma per preparare questi processi negoziali qualcuno deve partire.
Per questo propongo che Milano, con l'Expo, diventi l'epicentro promotore di un grande protocollo-accordo da sottoporre poi all'Ue, all'Unione Africana e all'Onu, perché si definiscano « buone regole» di trasparenza e di rispetto dei diritti umani, nelle grandi transazioni di terre a livello mondiale. Milano deve essere come fu Ottawa per l'accordo sulla «messa al bando delle mine antiuomo», promosso da una Campagna di Ong e da alcuni Stati, favorendo l'accordo stipulato poi alla Conferenza per il disarmo. La sicurezza alimentare è aggravata dalla crisi energetica e dalla speculazione sui prezzi delle materie prime agricole. Bisogna dunque attrezzarsi sul piano giuridico, segnando in modo netto il confine tra «investimenti legittimi e remunerativi» e «speculazione» e creando regole internazionali che siano di supporto agli Stati più deboli. Tentativi per definire delle linee guida sono in atto, a livello di Onu, Banca Mondiale, Geo, OIL e, quello che più conta, anche a livello di Unione Africana (incontro di Nairobi e quello in Mali di novembre). Ma rimane un vuoto legislativo di regole, di orientamenti e di diritti.
La proposta e questa: Milano attivi, con la competenza e la partecipazione di esperti, Ong, istituzioni, un grande lavoro di stesura di una «Carta di Milano per la lotta all'accaparramento delle terre» e arrivi all'Expo con un protocollo da offrire alle Istituzioni internazionali per l'approvazione. Sarà anche questo un modo di onorare il tema dell'Expo «nutrire il pianeta».