Il comune pensa al Parco Sud per l'inceneritore, nell'area dei Navigli
Milano produce molti rifiuti. In parte li raccoglie in modo differenziato, altri vanno bruciati negli inceneritori, che oggi, in periodo di crisi energetica, tornano in auge con il nome di termovalorizzatori. L'amministrazione comunale pensa da tempo a costruirne uno nuovo nei campi del Parco Sud. E' questo l'orientamento emerso finora, anche se ufficialmente l'assessore all'Ambiente Domenico Zampaglione parla di scelta definitiva solo dopo approfonditi studi di impatto ambientale.
Gli abitanti della periferia sud-ovest della città , zona Ludovico il Moro-Giambellino, hanno già sperimentato sulla loro pelle l'aggiramento della legge sulla valutazione d'impatto ambientale: all'epoca della costruzione del calcavia Giordani-Enna, il Comune presentò l'opera a pezzettini per non far scattare l'obbligo di legge, riuscendo a eseguirla nonostante le proteste dei residenti.
Ora si volge lo sguardo alle aree agricole comprese tra i Navigli per la costruzione del nuovo inceneritore. A noi sembra più logico guardare innanzitutto alle numerose grandi aree dismesse ex-industriali presenti ovunque nelle periferie di Milano. Anche perchè i moderni termovalorizzatori sono impianti innocui, secondo chi li vuole costruire, che possono stare anche nell'abitato. Suggeriamo di leggere l'articolo tratto da Primo piano del 10 aprile 2006, riprodotto di seguito, per capire che il secondo inceneritore di Milano si presenta come l'ennesima speculazione sul territorio. Si può anche leggere l'articolo del periodico di quartiere La Conca.
Da Primo piano del 10 aprile 2006:
Coro di proteste contro il nuovo inceneritore
Abitanti e comitati di quartiere dicono no alla costruzione del termovalorizzatore vicino al Parco Agricolo Sud Milano
di Martina Giordano
Esiste solo sulla carta, ma ha già causato polemiche a non finire. Contro la sua costruzione promettono di muoversi privati cittadini, associazioni e comitati, come avviene per ogni opera che modificherà in modo sostanziale il paesaggio urbano. Insomma il nuovo inceneritore di rifiuti, che potrebbe sorgere in zona 5, infiamma già gli animi.
Nel rapporto annuale dell'assessorato all'Ambiente, allegato al Bilancio di previsione 2006, l'assessore Domenico Zampaglione ha dichiarato che "uno dei principali obiettivi del piano strategico decennale del trattamento dei rifiuti di Milano è la messa in funzione di un secondo impianto di termovalorizzazione entro il 2010". Il titolare dell'Ambiente ha anche aggiunto che "la scelta definitiva della localizzazione sarà effettuata sulla base di uno studio più approfondito di impatto ambientale, che terrà conto delle dimensioni dell'impianto, della viabilità di connessione, della vicinanza di utenti per il riscaldamento prodotto e dal possibile insediamento di un dipartimento operativo dell'Amsa".
Nonostante questa rassicurazione, sono in molti a temere che il nuovo termovalorizzatore sarà costruito in zona 5. Voci sono circolate fin dal dicembre del 2003: allora si parlava di uno spazio vicino all'abbazìa di Chiaravalle. Passati due anni, si discute ancora di una nuova localizzazione dell'inceneritore, questa volta all'interno del Parco Agricolo Sud Milano. Così il Consiglio di zona a scopo preventivo, ha votato all'unanimità una mozione contro l'installazione dell'impianto.
A gennaio scorso l'Unione della zona 5 (cioè le forze di centro sinistra che hanno deciso di sostenere Bruno Ferrante nella corsa alla poltrona di primo cittadino), approva un nuovo documento contro l'inceneritore. Tutti e due i testi sostengono che la Zona, che già contiene due dei tre depuratori di Milano, non vuole sul suo territorio un impianto definito "dannoso per la salute" e costruito su un'area verde.
In più, secondo l'Unione, il nuovo impianto non è necessario, perché quello di via Zama basterebbe a soddisfare le necessità dei milanesi. Secondo le forze di centro sinistra poco meno di duecento tonnellate al giorno di rifiuti non finiscono nell'inceneritore già esistente. La nuova struttura, capace di bruciare 450 tonnellate al giorno, sarebbe quindi esagerata per la sola città di Milano. Qui l'accusa del centro sinistra diventa più precisa: la città rischia di diventare la meta dei rifiuti dei Comuni vicini, con gravi danni alla salute dei milanesi.
Sono proprio loro, i cittadini, a dirsi pronti ad opporre resistenza alla costruzione dell'inceneritore. Di fatto la nuova struttura sarà osteggiata in qualunque zona dovesse sorgere. Probabilmente sarà necessaria un'opportuna mediazione tra tutte le parti in causa.
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Inceneritore: aspettiamo aure risposte
Il Parco Sud ai confini di Milano. Il Comune vorrebbe costruire un inceneritore da 1450 tonnellate/giorno in un'area simile a questa Riassumiamo. Il Comune di Milano vuol costruire un nuovo inceneritore, e pensa di metterlo in Zona 5, a spese del Parco agrìcolo sud. Il CdZ all'unanimità vota contro l'installazione di tale impianto sotto il nostro naso. L'UNIONE della Zona 5 rincara la dose, e col voto favorevole di tutti i partiti del centro sinistra approva un documento per dire che l'inceneritore non si deve fare, né qui, né altrove, e questo per 2 motivi.
Riassumiamo. Il Comune di Milano vuol costruire un nuovo inceneritore, e pensa di metterlo in Zona 5, a spese del Parco agrìcolo sud. Il CdZ all'unanimità vota contro l'installazione di tale impianto sotto il nostro naso. L'UNIONE della Zona 5 rincara la dose, e col voto favorevole di tutti i partiti del centro sinistra approva un documento per dire che l'inceneritore non si deve fare, né qui, né altrove, e questo per 2 motivi.Primo: secondo i dati ufficiali dell'Amsa, Milano è praticamente autosufficiente e l'inceneritore servirebbe per bruciare i rifiuti solidi di altre città . Insomma sarebbe una speculazione per guadagnare soldi, ai danni del nostro verde e della nostra salute. Secondo motivo: in ogni caso l'incenerimento (anche con l'aggiunta della termovalorizzazione) è cosa vecchia, superata da altre tecnologie più economiche, ecologiche e rispettose della salute.
Uno solo di questi argomenti, a scelta, è più che sufficiente per respingere la proposta del Comune. Il primo però è quello che taglia la testa al toro. Infatti, se l'inceneritore non serve, la discussione sul tipo d'impianto migliore resta senz'altro utile, ma riguarda altre aree del Paese, dove invece c'è una eccedenza di rifiuti da smaltire.
Il 28 maggio avremo le elezioni amministrative, e perciò La conca ha scritto a Bruno Ferrante, a Letizia Moratti (candidati sindaci) e a Bruna Brembilla (assessora della Provincia all'ambiente e presidente del Parco agricolo sud) facendo questa domanda: siete favorevoli o contrari al nuovo inceneritore? Finora abbiamo avuto la risposta della Brembilla, la cui opinione è importante perché la Provincia ha voce in capitolo sullo smaltimento dei rifiuti a livello provinciale e perché gestisce il Parco agricolo sud.
Il 6 marzo/durante un incontro promosso da L'UNIONE di Zona 5 per discutere appunto dell'inceneritore, la Brembilla ha ribadito l'intenzione di non prendere decisioni che non siano condivise dai cittadini e ha mostrato un forte interesse a nuove tecnologie, diverse dall'incenerimento. Ma sopra tutto la Brembilla ha fatto una positiva apertura rispetto alla valutazione del rapporto tra rifiuti prodotti dal territorio provinciale e capacità di smaltimento.
Chiariamo il problema. Il Comune di Milano è autosufficiente: su questo non ci piove, lo ha riconosciuto l'Amsa, la Brembilla è d'accordo. A livello provinciale invece, secondo il Piano provinciale dei rifiuti, ci sarebbe la necessità di un nuovo inceneritore. A questo proposito la Brembilla ha tuttavia riconosciuto che i dati devono essere verificati insieme ai rappresentanti della Zona 5. Di fatto nel Piano provinciale c'è una contraddizione tra la conclusione, che ipotizza la necessità di un nuovo inceneritore, e i numeri riportati nelle tabelle che al contrario prevedono una capacità d'incenerimento superiore alla quantità dei rifiuti prodotti. Insomma, l'inceneritore non serve né a Milano, né alla Provincia.
Ora aspettiamo le risposte di Ferrante, della Moratti e anche dei sindaci dei Comuni confinanti, a cominciare da Rozzano, che non si capisce bene che posizione abbiano.