In pericolo gli alberi di via Ettore Ponti
Parte una raccolta di firme a difesa dell'ambiente: l'obiettivo è salvaguardare la qualità estetica e l'importanza funzionale dei numerosi, scenografici alberi lungo via Ettore Ponti. Tratto da Darsena del 15 novembre 1985.
Via Ettore Ponti non è quella che si definisce una bella strada. Edifici vecchi e nuovi accomunati dall'anonimato, invano contrastato da rare note di stravaganza stilistica.
Una cosa c'è di bello: a delimitare il marciapiedi centrale che divide i due sensi di marcia, ci sono due file d'alberi ornamentali. Alti, vasti di fogliame, nell'insieme danno l'impressione di un tunnel verde. Sotto, ragazzi in bicicletta, panchine che ospitano il dialogo di giovani e anziani, o intere famigliole; mamme che portano a spasso i figli piccoli; sopra, una tenace popolazione di volatili. Un parco in scala ridotta e per questo, più amato.
Tant'è vero che appena son girate voci sul probabile prossimo sacrificio degli alberi a quel Moloch ch'è diventata una certa idea del progresso metropolitano (tutta basata sui diritti di viabilità ), la gente s'è guardata in faccia l'uno con l'altro, con sgomento.
Qui perdiamo le nostre sere d'estate al fresco, e che ci si guadagna? Il boato del traffico che martella l'attigua via S. Rita da Cascia non ci giungerà mitigato da trilli di uccellini; il relativo inquinamento non si abbatterà imbrigliato tra i primi alberi della Ettore Ponti.
E poi? Via il marciapiedi con gli alberi, via il mercatino che vi si tiene ogni lunedì, così vivo, conveniente, pittoresco. Profumi di campagna, colori allegri anche sotto la pioggia, tra le impagabili esortazioni dei venditori; casalinghe meticolose e impiegate «di fretta» al rientro dall'ufficio (ma anche molti signori si vedono aggirarsi magari un po' spaesati tra i banchi, intenti a rapidi calcoli prezzo-grammatura).
Perciò, proteste; però sono arrivate le smentite. Ufficiose, naturalmente; troppo poco ufficiali, diciamo. Presso la competente Commissione del Consiglio di Zona verrà presentata in questi giorni una richiesta di esauriente informativa in merito.
La strada in costruzione che da viale Faenza (lotto 6) raggiunge S. Rita da Cascia all'altezza dell'omonimo Santuario, convoglierà il traffico proveniente da Corsico (attraverso Lodovico il Moro-via Parenzo) nella via Ettore Ponti, per scaricarlo sul Viale Cassala attraverso lo stretto ponte ferroviario di via Schievano.
Il timore è che per facilitarne lo scorrimento si elimini il marciapiede centrale tagliando gli alberi.
Si fa notare che la confluenza di via Schievano col viale Cassala è notoriamente uno dei massimi punti critici per il traffico in zona. Come potrebbe sopportare il fiume di auto e mezzi pubblici provenienti senza alcun rallentamento o soluzione di continuità (tolto il viale alberato di via Ponti), dalla Lodovico il Moro?
Vero è che c'è in progetto l'allargamento del ponte ferroviario di via Schievano. Ma il torrente di traffico così potenziato nella portata e nella velocità, dovrebbe pur sempre immettersi nel punto nevralgico di Viale Cassala.
Che, per risparmiare tempo, se ne perda però altrettanto, avendo magari sacrificato gli alberi e la socialità, spicciola - ma così tanto gratificante! - degli abitanti di Ettore Ponti?
Non sarebbe una soluzione geniale. Col deficit raggiunto dalla spesa pubblica non possiamo più dire «sbagliando s'impara».
Quante volte si è già sbagliato nell'inseguire soluzioni «ideali» creando nel concreto problemi maggiori al cittadino?
Emilia Franco