Non scordiamoci Leonardo
Il Genio e l'Expo
L'articolo di Andrea Bosco è tratto dal <<Corriere della Sera>> del 3 luglio 2014
Lo scandalo del Mose? «Colpa» di Leonardo da Vinci. Nel Cinquecento il genio aveva progettato per la Serenissima un «serraglio mobile» sull’Isonzo, zona minacciata dai turchi. Poiché l’idea prevedeva l’allagamento del territorio per renderlo impraticabile al nemico, Venezia nicchiò. Già allora si stava manifestando in città il fenomeno dell’acqua alta. Chiesero lumi a Leonardo. Ma benché l’uomo fosse solito «mettere sotto a ciascuna proposizione li sua giovamenti, acciò che tale scienza non sia inutile», il suo progetto di paratie a saracinesca non convinse. Lo avessero assecondato avrebbero forse cambiato la storia. Il problema con da Vinci era che ipotizzava cose futuribili. Le sue paratie - ad esempio - le aveva pensate posizionate da gru ad asta superiore girevole: come quelle moderne. Tra quanto lo affascinava, l’acqua aveva un posto speciale.
Ma quando immaginò per superare le rapide d’Adda di rialzare il fiume fra Paderno e Lecco con una diga-conca di nuova concezione, fu da molti reputato un visionario. Come siano andate le cose è noto: dal carro armato al sommergibile, dallo scafandro per palombaro all’elicottero, dalla mitragliatrice al paracadute (per citare le «macchine» più celebri ), Leonardo ha anticipato il futuro. Forse persino il telescopio. Che, ipotizzano i curatori della mostra all’Ambrosiana di Milano sui fogli del Codice Atlantico ritraenti la Luna, potrebbe essere stato realizzato cento anni prima di Galileo.
Per l’Expo la figura di Leonardo sarà centrale. L’assessorato di Filippo Dal Corno - per l’evento - si aprirà alle idee: delle istituzioni e dei cittadini. Leonardo è di tutti: persino di chi - senza scomodare fantomatici viaggi temporali - continua a porsi domande. Cosa lo spinse, in un’epoca nella quale lavarsi non risultava prioritario, a inventare lo scaldabagno? Per quali scopi disegnò un contatore ad acqua per il patrizio Bernardo Rucellai, codice rinvenuto alla Biblioteca Marciana nel 1953?
Leonardo fu ingegnere, geologo, geografo, filologo, musicologo, biologo, fisico, astronomo, anatomista, matematico, orafo, decoratore, stilista, architetto, scultore. E anche pittore. Il dipinto più celebre del mondo, la Gioconda, è suo. Artista enigmatico che nel «Trattato della pittura» esalta le macchie sui muri . «Perché - scrive - nelle cose confuse, l’ingegno si desta a nuove invenzioni». Confuse, cioè astratte: fate voi. Forse Leonardo va proposto non solo in modo accademico. Forse va offerto anche quanto di misterioso ha contribuito a crearne il mito. Ogni anno negli Stati Uniti viene assegnato il «Rockwell International», premio riservato agli ingegneri spaziali. Il medaglione con l’effigie di Leonardo ha una legenda in italiano: «L’uomo più completo del mondo intero». Uno che, pur con qualche sbaglio, frequentemente ci prendeva. Nella sua Firenze si giocava al calcio. In modo così passionale da farlo annotare: «Prevedo avrà una grande diffusione: fonte di perenni contrasti e discussioni». Aveva, come sempre, capito tutto.o scandalo del Mose?
«Colpa» di Leonardo da Vinci. Nel Cinquecento il genio aveva progettato per la Serenissima un «serraglio mobile» sull’Isonzo, zona minacciata dai turchi. Poiché l’idea prevedeva l’allagamento del territorio per renderlo impraticabile al nemico, Venezia nicchiò. Già allora si stava manifestando in città il fenomeno dell’acqua alta. Chiesero lumi a Leonardo. Ma benché l’uomo fosse solito «mettere sotto a ciascuna proposizione li sua giovamenti, acciò che tale scienza non sia inutile», il suo progetto di paratie a saracinesca non convinse. Lo avessero assecondato avrebbero forse cambiato la storia. Il problema con da Vinci era che ipotizzava cose futuribili. Le sue paratie - ad esempio - le aveva pensate posizionate da gru ad asta superiore girevole: come quelle moderne. Tra quanto lo affascinava, l’acqua aveva un posto speciale.
Ma quando immaginò per superare le rapide d’Adda di rialzare il fiume fra Paderno e Lecco con una diga-conca di nuova concezione, fu da molti reputato un visionario. Come siano andate le cose è noto: dal carro armato al sommergibile, dallo scafandro per palombaro all’elicottero, dalla mitragliatrice al paracadute (per citare le «macchine» più celebri ), Leonardo ha anticipato il futuro. Forse persino il telescopio. Che, ipotizzano i curatori della mostra all’Ambrosiana di Milano sui fogli del Codice Atlantico ritraenti la Luna, potrebbe essere stato realizzato cento anni prima di Galileo.
Per l’Expo la figura di Leonardo sarà centrale. L’assessorato di Filippo Dal Corno - per l’evento - si aprirà alle idee: delle istituzioni e dei cittadini. Leonardo è di tutti: persino di chi - senza scomodare fantomatici viaggi temporali - continua a porsi domande. Cosa lo spinse, in un’epoca nella quale lavarsi non risultava prioritario, a inventare lo scaldabagno? Per quali scopi disegnò un contatore ad acqua per il patrizio Bernardo Rucellai, codice rinvenuto alla Biblioteca Marciana nel 1953?
Leonardo fu ingegnere, geologo, geografo, filologo, musicologo, biologo, fisico, astronomo, anatomista, matematico, orafo, decoratore, stilista, architetto, scultore. E anche pittore. Il dipinto più celebre del mondo, la Gioconda, è suo. Artista enigmatico che nel «Trattato della pittura» esalta le macchie sui muri . «Perché - scrive - nelle cose confuse, l’ingegno si desta a nuove invenzioni». Confuse, cioè astratte: fate voi. Forse Leonardo va proposto non solo in modo accademico. Forse va offerto anche quanto di misterioso ha contribuito a crearne il mito. Ogni anno negli Stati Uniti viene assegnato il «Rockwell International», premio riservato agli ingegneri spaziali. Il medaglione con l’effigie di Leonardo ha una legenda in italiano: «L’uomo più completo del mondo intero». Uno che, pur con qualche sbaglio, frequentemente ci prendeva. Nella sua Firenze si giocava al calcio. In modo così passionale da farlo annotare: «Prevedo avrà una grande diffusione: fonte di perenni contrasti e discussioni». Aveva, come sempre, capito tutto.