Il Codice da Vinci - quello vero
E' noto che Leonardo teorizzò e mise a punto in pittura una tecnica 'tonale', che gli consentiva, tra l'altro, di creare realistici effetti di lontananza nel paesaggio (prospettiva aerea).
Intanto con il suo particolare 'sfumato' donò alla figura umana un'aura di fascino e di mistero.
Il cosiddetto esoterismo leonardesco non è affatto distinto dalla combinazione di queste sue tecniche rappresentative (tonalità e sfumato) che anzi ne sono lo strumento principale. È in tale indefinito mix che intercorrono forme particolari non percepibili all'osservatore medio, ma solo a INIZIATI, SCIENZIATI DELL'IMMAGINE, persone fortemente intuitive (sesto senso). Ma anche, in verità, alcuni psicotici!
La regola vale sia per la GIOCONDA come per S. ANNA, LA VERGINE E IL BAMBINO e in genere tutti i dipinti con paesaggio o vegetazione.
In realtà Leonardo stesso copia dalla natura, interpretando una gran quantità di simmetrie e ombre che si vengono a creare tra le foglie degli alberi, le piccole macchie dei riflessi nell'acqua e in generale in tutte le superfici/materiali incoerenti. In effetti potremmo convenire che 'una cosa' non prevista nel piano dell'opera visuale, venga resa in parte percepibile visualmente come un 'caso' (più o meno 'voluto' a seconda che lo si possa 'o voglia' ricondurre a effetto di una causa riconoscibile). Un caso che appare dal caos materiale.
Molti disegni di Leonardo sembrano mediati dal mondo vegetale e dal ciclo delle acque, come ad esempio il celebre 'Boschetto di betulle' paesaggi dell'Arno e dell'Adda, ecc. (apparizioni di volti trans-parenti, ricchi di pathos comunicazionale ma anche veri e propri RITRATTI).
Per la precisione: non possiamo attribuire tuttavia queste forme silenti (senza contorno lineare patente) al mondo vegetale tout-court, in quanto in certe occasioni si avvalgono dell'appoggio a linee, a colori, a volumi realizzati dall'uomo (ossia 'artificiali') ad esempio all'interno di case ecc.
Possiamo senz'altro parlare di immagini criptiche/opportunistiche, che si appoggiano al segno più loro confacente, che è per l' 80% minimo di origine 'naturale'.
Frequentemente in natura vediamo sovrapporsi negli stessi spazi più criptoimmagini diverse che, pur di dimensioni varie, utilizzano alcuni segni in comune, per cui è laborioso districarsi tra l'una figura e l'altra. Vi allude Leonardo quando scrive: «La vista è un delle più veloci operazioni che siano; e in un punto vede infinite forme, nientedimeno non comprende se non una cosa per volta».
La possibilità di fotografare facilita enormemente il rilievo di espressioni e forme che, altrimenti, svaniscono nel giro di pochi giorni o anche di pochi minuti!
Più che la macchina fotografica, è la semplice CAMERA OSCURA che pare quasi incrementare la tendenza a rivelarsi di forme trasparenti. Si potrebbe concludere che questo fondamentale concetto di spazio chiuso nel quale penetra un raggio di luce, ecciti l'esibizionismo creativo eventualmente libero in natura, come diceva Salvador DALÌ ai tempi in cui dipingeva o fotografava insieme al suo amico Walt Disney.
Dal Rinascimento in poi parecchi movimenti pittorici che si ispirano a Leonardo convergono verso questa cifra misterico-cibernetica, pochissimo conclamata, fino a diventare un vero segreto professionale, di cui la critica ufficiale deve tacere i moventi.
Si pongono così le basi di una frattura tra la pubblica opinione che risente d'un gusto sostanzialmente figurativo e le elucubrazioni di stili pittorici sempre più 'cifrati', come ad es. l'astrattismo e l'action painting.
Specie in Francia dove Leonardo trascorse gli ultimi anni della sua vita ospite del re Francesco I, che lo adorava, i seguaci fecero a gara per raggiungere e qualche volta perfino superare "l'esotericità" del Maestro.
Davvero meraviglioso è a volte TURNER, in fantasmagorici effetti su mari e torrenti, vedi ad esempio la mostra 'Turner e l'Italia' del 2009:
Eccezionale è MONET sia per la qualità che per la mole di lavori che fa dell'impressionismo l'erede numero 1 della tecnica tonale di Leonardo: si potrebbe anche parlare di metafisica come ad esempio quando ci dà una dimensione epifanica e quasi onirica del vento sulla brughiera e in riva al mare: ecco qui forse l'anima universale, sotto forma dello spirito muliebre in lievi accenni di sguardi e sorrisi in libertà :
Effetto simile riscontrabile in natura si può notare nella seguente fotografia scattata all'incrocio tra via Santi e via Buccinasco di Milano, una brillante fantasia arborea:
Vi è poi un'interpretazione molto popolare del concetto, che assembla oggetti 'a tema' in modo da costruire un'immagine molto riconoscibile seppure paradossale: di solito un profilo umano, come questa testa formata di animali marini di Giuseppe ARCIMBOLDI, metà Cinquecento (ma siamo già molto lontani da Leonardo).
L'opera che a mio parere meglio rappresenta la complessità e l'originalità del codice vinciano è il S. Giovanni Battista (meglio noto come "Bacco").
Leonardo tra l'altro, lo firma in modo molto evidente, quasi al centro del quadro a sinistra, ai piedi dell'unico albero, inserisce una minuscola scena nella quale si notano i seguenti elementi:
- un piccolo albero
- un cespuglio
- un leone
- una sorta di cervide
Gli elementi elencati vanno interpretati con la parola "Vinci" identificata di volta in volta con gli elementi di mascheramento, così come si evince dalle immagini sottostanti.
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In alto, tra i rami dell'alberello si vede in primo luogo una traccia espressiva che ricorda un volto femminile: potrebbe essere un'allusione alla Madonna, in quanto l'albero rappresenta il ceppo (stirpe) di David, dalla quale secondo le Sacre Scritture, germinerà Cristo.
In questa immagine vengono interpretate alcune delle complesse immagini che emergono sia dalla sommità dell'albero sia nel sottostante paesaggio lacustre.
Altre immagini possibili:
in alto a destra l'albero che sporge sulla rupe ricorda nettamente un profilo umano; in questa e nelle seguenti immagini vediamo una loggia dalla quale si affacciano tra i rami numerose fisionomie in posizione anche capovolta.
Già nel ritratto di Ginevra de' Benci, tra le prime opere, Leonardo sfrutta le forme acute delle foglie di "ginepro" per far emergere tratti somatici forse riferiti agli avi dei Benci.
La prima volta che Leonardo inserisce angeli e, forse, un'allusione al volto di Cristo, è nel quadro del "Battesimo di Cristo" eseguito con altri, nella bottega del Verrocchio; evidentemente il grande interesse suscitato tra i clienti della bottega, interesse poi esteso a tutta la città, non era solo ammirazione per la bellezza dell'angelo biondo, bensì per i contenuti criptici che sono inseriti con una maestria mai prima vista in pittura.
Il profilo astratto dell'angelo a sinistra, di tale quadro (segnato dalla palma) si ripete rivolto a destra, nel "Battista" (Bacco) qui analizzato.
Leonardo utilizzerà tale forma compendiaria anche a sinistra nella Gioconda, mentre a destra inserirà quella dell'"Angelo della Morte".