La Soprintendenza ai Beni culturali della Lombardia vuole mettere sotto protezione l'intero QT8
Grazie all'interessamento di Enrico Fedrighini, consigliere di zona 8 dei Verdi (a maggio 2006 eletto consigliere comunale sempre per i Verdi), la soprintendenza ai Beni Culturali della Lombardia ipotizza di mettere sotto tutela l'intero QT8. Insieme con la protezione accordata all'area dell'Ippodromo con un procedimento separato, si tratta probabilmente del più grande - in senso dimensionale - intervento di tutela storico-artistica mai visto nel Milanese. Pubblichiamo un intervento del consigliere Fedrighini che spiega la natura e le implicazioni di questa importante decisione.
"Cari Amici, vorrei condividere con voi una notizia davvero rilevante per chi ha a cuore la nostra citta' e desidererebbe vederla un po' piu' bella e "respirabile". La notizia riguarda il vincolo proposto dalla Sovrintendenza ai beni ambientali della Lombardia - dietro richiesta dello scrivente - per l'intera area del QT8, il quartiere sperimentale dell'Ottava Triennale pensato e realizzato dall'architetto Piero Bottoni tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta.
Straordinario personaggio Bottoni: mentre ancora su Milano piovevano bombe, nel 1945 progetto' con altri colleghi il "Piano A.R.", bozza del futuro piano regolatore di Milano, nel quale ci si poneva il problema non solo della ricostruzione, ma di porre le basi per un futuro sviluppo equilibrato della citta'. Pensate: in una Milano che ancora doveva conoscere l'immigrazione e l'industrializzazione, Bottoni prevedeva gia' gli effetti della futura deindustrializzazione e della terziarizzazione dell'economia, individuando (siamo nel 1945!) la necessita' di delocalizzare all'esterno della citta' la Fiera Campionaria di Milano perche', in futuro, avrebbe potuto rappresentare un problema per l'eccessivo congestionamento urbano.
Mentre Bottoni scriveva queste cose, attorno alla Fiera c'erano campi e cascine e scorreva l'Olona... Segno che l'urbanistica non e' roba da lupi, e nemmeno da grigi procuratori d'affari: servono uomini di cultura, veri maestri della modernita' in grado di comprendere e governare i fenomeni della societa' complessa nel lungo periodo. Milano iniziava cosi' a rinascere e a crescere dopo le macerie, sotto la guida illuminata dei Greppi, Bucalossi, Aniasi e del primo Tognoli. Una citta' viva, accogliente. E anche bella.
Poi, progressivamente, l'insegnamento di persone come Bottoni veniva dimenticato, ritenuto forse poco "moderno" di fronte all'emergere di una Milano del terziario, della finanza e dell'immobiliarismo aggressivo; una citta' che, assieme alle fabbriche, perdeva poco a poco la propria identita', senza trovarne una nuova.
Chiedo scusa per questa premessa forse un po' lunga, ma credo che la nostra bella citta' sia diventata progressivamente sempre meno bella e vivibile per una serie di ragioni non certo tutte ascrivibili a chi l'ha amministrata nell'ultimo decennio. Quello che ritengo inaccettabile e' il fatto che, negli ultimi anni, la citta' sia stata letteralmente abbandonata: ci hanno spiegato che il "piano" e' morto, che l'urbanistica e' un antistorico retaggio del dirigismo, e che la vitalita' dei cambiamenti e delle trasformazioni urbane corre attraverso le dinamiche del mercato immobiliare che il pubblico amministratore puo' al massimo assecondare e favorire, non pretendere di guidare.
Ma perche' tutto questo deve necessariamente tradursi in edifici brutti, in progetti scadenti, in ampliamenti dei sottotetti che hanno deturpato palazzi storici? Perche' i fautori del "tutto il potere al mercato" non hanno operato affinche' i privati, assieme ai profitti ed ai generosi ampliamenti di volumetrie, realizzassero anche bei quartieri, ampi spazi verdi, spazi pubblici di qualita'? Perche' rinunciare a costruire una citta' bella? Le cose sono andate visibilmente peggiorando ed anche la piu' prestigiosa opera dell'arch. Piero Bottoni, il quartiere sperimentale dell'ottava Triennale di Milano (QT8), e' stata presa d'assalto dai palazzinari: villette demolite per far spazio a nuovi palazzi; ronde degli operatori immobiliari per accaparrarsi abitazioni a schiera progettandone il quadruplicamento delle volumetrie; e gli ampi spazi verdi non piu' visti come straordinario elemento di riequilibrio ambientale, bensi' come risorsa da sfruttare per consentire future espansioni edilizie. E il Comune di Milano, Settore Edilizia Privata, piu' volte sollecitato in questi anni dallo scrivente, ha continuato e continua a guardare senza fare nulla.
Per questo, nel 2004, dopo la demolizione di una villetta al QT8 e la costruzione al suo posto di un palazzo di quattro piani, a fronte dell'inerzia dell'Amministrazione comunale (mi correggo, altro che inerzia: l'assessore Verga mi ha scritto sostenendo la validita' del progetto di demolizione e ricostruzione) ho deciso di chiedere ufficialmente alla Soprintendenza Regionale di avviare le procedure di vincolo ambientale per il QT8. Dopo un anno di istruttoria tecnica, ora le cose si muovono verso la definitiva apposizione del vincolo. E' il primo caso in Italia in cui un intero quartiere "in blocco" di una grande citta' viene sottoposto al vincolo ambientale.
Il QT8 e' un pezzo di storia di Milano che ancora resiste, nonostante le offese; e' uno straordinario modello urbanistico e ambientale lasciatoci in eredita' per testimoniare la possibilita' concreta di pensare, progettare, costruire e vivere "la citta' bella". Assieme al confinante Ippodromo del Galoppo, del quale parlava Hemingway nel suo "Addio alle armi", anch'esso salvato dalla speculazione attraverso un vincolo monumentale della Soprintendenza, la conferma dell'avviata procedura di vincolo per il QT8 ci consente di tirare avanti alimentando la speranza che passi la nottata e che questa citta' torni ad amare se' stessa e a pretendere di essere amata da chi l'amministra."
Enrico Fedrighini