Gli occhi di Caravaggio
La splendida mostra Gli occhi di Caravaggio curata da Vittorio Sgarbi, tuttora in corso al Museo Diocesano, ci offre l'occasione di qualche analisi approfondita in Codice da Vinci.
Ad esempio, nel Cristo alla colonna, seguendo il gioco di sottili linee di luce radente (trattate quasi fasci nervosi che trasmettono la tensione dinamica), possiamo limitare il clou dell'azione al gesto dell'uomo a sinistra che si diparte in due direzioni: l'una a impugnare le verghe (particolare quasi invisibile) e l'altra ad afferrare i capelli del condannato. Altri rovi si chiudono a cerchio intorno alla fronte del Cristo, il cui torso avvitato è analizzato come una scultura antica, certo per richiesta del committente.
Il particolare che di solito non viene percepito ma che è fondamentale perché tipico, veramente tipico, di Caravaggio, è l'ombra del torturatore che si staglia sulla colonna, già di per sè scura, creando una sorta di profilo dalla bocca spalancata in un urlo di sgomento. Il tutto con rapida sintesi "diviene" un volto frontale dall'espressione di pietà: è quello che poi verrà evidenziato in Picasso nel cubismo, cioè la contemporanea comparsa fronte-profilo di un volto, in questo caso un doppio sentimento di orrore e di compassione.
Tutto ciò è talmente nascosto e scarsamente visibile, che possiamo ben parlare di suggestione subliminale.