Eid-Olon - capitolo 7
Dieci a zero per l'Arcuri
"E allora voglio stare al Suo gioco" sbottò Aristide Guido, improvvisamente eccitato. "Lei dice che gli omaccioni dell'Olona potevano forse provenire dall'Alto Egitto."
"Forse."
"E di ciò ci fornisce... vediamo: cinque punti di coincidenza. Primo, il culto di Ercole. Secondo: il fiume alluvionale, dove poteva vivere solo gente già abituata. Terzo: le armi e attrezzi dell'età del bronzo ritrovate alla Ranza. E le concedo pure il lago d'Iseo e le piramidi naturali di Zone, benché quelle riguardino molto più la Val Camonica."
"Ci sarebbe anche... il nome di questo comprensorio, la Barona, che potrebbe derivare da Bahr" strillò la bionda Tea. "Sono o non sono la Sua degna allieva, professore?"
"Sì. E c'è anche il nome Ram-sa, certo da Ram-ses, Ranza in versione lumbard."
"Sia pure, sono sette. Ne mancano ancora tre, se non sbaglio" disse Aristide ridendo. "Dove intende andare a pescarle?"
"Pescare è il verbo giusto, infatti vorrei portarvi tutti in gita alle fonti del fiume Olona, che nasce dal monte di Varese, passando fra due valli dai nomi particolari: la valle Rasa e la valle Ratra. Presi uno per volta, sono nomi qualunque..."
"Non tanto. La Val Ratra ha un primato: ci corrono la corsa campestre più famosa del mondo, il Giro dei Cinque Mulini di San Vittore Olona. Peccato che vincano sempre i kenioti."
"Bella forza, quelli, in Africa, si allenano con i leoni!"
"Dicevo, nomi qualunque all'apparenza. Però vediamoli come corruzioni di Ra(m)sa (Ramses) e Satra: ed ecco i nomi della coppia che in Egitto diede origine ai Ramessidi. Dinastia numero 19."
"Non s'era detto che discendiamo dai Celti?"
"In effetti poche sarebbero le cittadine da loro fondate. Certo Ranzi in Pietra Ligure (che sarebbe la nona coincidenza). Il lago Ranzanico, probabilmente. E forse Ba-ranzate, B-ranzi eccetera... poca roba."
"Un gruppo che scomparve senza lasciare tracce nella storia d'Italia, tranne l'ispirazione per la figura di San Cristoforo."
A meno di non considerarli come anello di congiunzione col popolo etrusco" intervenne Erminia "il cui eroe eponimo, il fondatore, si chiamava Ra-sema... della stirpe di Ra, il Sole raggiante."
"Se pensiamo alla loro forte, insolita spiritualità, le stanze etrusche sotterra così simili a minuscole piramidi! È la decima coincidenza!"
"Ma tutto questo cosa c'entra con la foto della bambina?" Aristide Guido sembrava proprio seccato. Il mezzo sorriso di condiscendenza gli era sparito dal volto. "Lei esagera Arcuri, con tutto il rispetto, con le revisioni storiche. Oggi a Milano oltre le radici romanoceltiche non si va. Qui non si scava dai tempi dell'unità d'Italia, chi vuole scava a sue spese; quel poco che c'è, sono ritrovamenti fortuiti. Dunque le congetture lasciano il tempo che trovano e non sarebbero cose da dire alla gente."
Seguì un lungo silenzio dovuto all'impressione che la veemenza di Guido aveva suscitato. Molti ricordavano che solo pochi anni prima, era chiamato "il sindaco ombra" per l'influenza che gli veniva riconosciuta nell'amministrazione della città.
Poiché nessuno voleva più parlare, il Presidente trasse le conclusioni e verbalizzò:
- dopo ampia e approfondita discussione, con interessanti risvolti culturali, non risultano contraffazioni, ma solo l'opera, pur suggestiva, del caso;
- pertanto la foto di Manteri Miriam, anni nove, resta regolarmente in concorso con le altre.