Il giardino di Pantelleria
A Pantelleria esistono ancora dei "giardini" che sopravvivono grazie alla rugiada. L'articolo, di Marco Magnifico, è stato tratto da Il Notiziario F.A.I. di gennaio 2007.
"Una volta, quando la lotta quotidiana per il proprio sostentamento era una realtà per tutti gli uomini (e oggi, purtroppo, lo è ancora per molti e molti milioni) si era davvero coscienti della preziosità dell'acqua. Oggi lo spreco, nei paesi cosiddetti "avanzati", arriva alla stupidità di innaffiare i "pratini" delle rotonde stradali; un tempo ogni goccia era oro e l'intelligenza dell'uomo trovava soluzioni geniali per sfruttarla.
Come nei "giardini panteschi" (di Pantelleria). Ne sono sopravvissuti poco più di una decina di questi commoventi monumenti alla natura e uno ora, grazie alla generosa disponibilità di Giacomo Rallo che sull'isola coltiva le sue vigne che danno il celeberrimo passito Donnafugata, è del FAI.
È un grande onore per la nostra Fondazione essere chiamata a tutelare questo capolavoro dell'intelligenza e dell'amore dell'uomo per il Creato. La superficie di ogni "giardino" varia tra i 12 e i 14 metri quadri (hanno un diametro tra i 3 metri e mezzo e i 4) ed è delimitata da un muro a secco rotondo alto circa due metri; una specie di nuraghe monco. Si entra attraverso una minuscola porticina e nel mezzo del cerchio vi è una sola pianta; sempre un agrume.
Il sole per farla vivere a Pantelleria non manca, ma l'acqua sì; e a lei basta per vivere la condensa che si forma di notte sulle pareti interne del muro e che, colando a terra nelle prime ore dell'alba, è sufficiente a dissetarla. Nessun impianto di irrigazione!
Nessuno spreco di tempo per qualche secchio faticosamente preso dal pozzo. Solo la rugiada! E l'intelligenza di pensarci. Grazie a Giacomo Rallo e a coloro che centinaia e centinaia di anni fa ci hanno dato una lezione di civiltà. Altro che pratini verdi...."